di Francesco Cappello
«Moltissimo di ciò che ci dicono su virus e vaccini è sbagliato. Il resto è nascosto.»
La
scoperta che il Sars Cov 2 sia un virus batterico ha enormi
conseguenze. Il rischio tra i vaccinati di potenziamento fatale della
malattia è accertato da tempo. Il fenomeno della vaccino-resistenza
causa la diffusione di mutanti del virus più pericolosi e contagiosi.
Quale ruolo virtuoso avrebbero avuto gli asintomatici, in condizioni
normali, se non fossero stati messi in quarantena? Di tutto questo e di
molto altro parliamo con la dott.ssa Loretta Bolgan.
Potresti
imbatterti in Loretta Bolgan se, preso da dubbi, perplessità e
preoccupazioni per la pressante richiesta di adesione alla campagna
vaccinale, ti decidi a percorrere la rete in lungo e in largo, cercando
di saperne di più. Ti stai chiedendo se sia la cosa giusta da fare, se
sia l’unica scelta possibile per te, le persone che ami, per tutti noi.
Chi ha avuto la fortuna di incontrarla, sente e comprende
immediatamente che ciò che intuiva, seppure oscuramente, era più che
fondato. Ascoltandola si percepisce che ciò che la muove è autentico
desiderio di informare e avvertire il suo prossimo sui grandi temi della
salute. Del tutto scevra da qualsiasi conflitto di interesse, si
comprende facilmente come mai gli organi ufficiali di informazione la
evitino scrupolosamente.
In Studi e Salute , il
suo sito personale, Loretta si è posta l’obiettivo di rendere
disponibile a tutti noi «una banca dati in cui raccoglie materiali di
carattere scientifico e divulgativo (articoli, dossier, ebook ecc.)
nelle principali aree tematiche – la salute umana e l’ambiente, con lo
scopo di informare e mantenere aggiornato il lettore su temi sempre più
complessi, in modo da aiutarlo a discernere in maniera consapevole, per
il benessere individuale e collettivo, tra le molteplici possibilità di
scelta che il progresso ci offre». Basta visitare la sezione salute del
suo sito per rendersi conto della qualità e quantità di materiali
documentali scritti, pubblicati e messi a disposizione gratuitamente di
chiunque sia interessato alla loro consultazione.
Parla
di se stessa con estrema sintesi, definendosi un consulente
scientifico. Si è laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche a
Padova, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze
farmaceutiche. Durante il dottorato ha lavorato come Research fellowal
of the Massachusetts General Hospital (Boston). Dopo il suo primo
percorso di studi, che le ha permesso di acquisire competenze in ambito
farmaceutico, della biologia molecolare e cellulare, ha lavorato
come ricercatrice industriale nello sviluppo di kit diagnostici di
biologia molecolare e nell’allestimento di dossier di registrazione di
farmaci galenici. Nel settore dell’industria farmaceutica si è occupata
di registrazione e sviluppo di progetti di ricerca in ambito oncologico.
È stata consulente di parte in merito alla legge 210/92, inquinamento
ambientale e malattie professionali, ha partecipato all’ultima
Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito nel gruppo
vaccini. Ha collaborato come consulente per l’Ordine Nazionale dei
Biologi per la tossicologia dei farmaci e dei vaccini, si occupa anche
di medicina funzionale, nutrigenomica, terapie nutrizionali. Da oltre 20
anni Loretta collabora, nel ruolo di consulente scientifico, con
associazioni no-profit, movimenti civici e comitati scientifici che
hanno come obiettivo la tutela del consumatore, della salute umana e
ambientale, la difesa della libertà vaccinale e terapeutica e la
salvaguardia dell’ambiente.
Non lasciatevi fuorviare dal suo
sorriso gentile. In lei generosità, determinazione, forza, coraggio,
competenza si integrano alla perfezione, facendone una combattente per
le cause della Vita e le istanze del benessere psicofisico.
Chi ha
provato ad esorcizzare la potenza dirompente del suo messaggio nei
confronti della narrativa dominante, attaccandola personalmente o sulla
base di presunti errori nella presentazione delle evidenze
tecno-scientifiche a supporto delle sue avvertenze, ha fatto tutt’altro
che una bella figura. La maggior parte di esperti sbiadirebbero difronte
alla consapevolezza della molteplicità dei suoi interessi e delle sue
attività e collaborazioni. Loretta è protagonista di associazioni dello
spessore di Corvelva e RinascimentoItalia. Con la
prima ha collaborato per le analisi sui vaccini. Fa parte del boarding
di FRI che, insieme alla consultazione del suo CV, permette di soppesare
adeguatamente l’eccelsa qualità della sua formazione e della sua esperienza, ma solo
leggendola e ascoltandola che si può apprezzare il carattere di forte
rottura con le spiegazioni circolanti delle verità scientifiche, di cui
la scienziata si fa ambasciatrice contro la propaganda dilagante che
diffonde e usa la paura del contagio e la concomitante improrogabile
necessità di reclusioni coatte e vaccinazioni di massa come l’unica arma
utilizzabile.
Un virus batterico
La tesi sostenuta dalla Bolgan, sin da luglio scorso, che il virus che
provoca il Covid fosse un virus batterico, ha trovato recente conferma
nei risultati della ricerca del dott. Carlo Brogna e
del suo team con cui la dott.ssa Bolgan ha recentemente iniziato a
collaborare; Il team di Brogna è stato il primo al mondo a fotografare e
‘guardare in faccia’ il virus. La sua natura batterica spiega come mai
risultino efficaci contro il virus gli antibiotici, utilizzati tra
l’altro da quei medici che hanno individuato sul campo la terapia
domiciliare precoce, al cui successo, praticamente totale, nel
trattamento tempestivo dei malati Covid al proprio domicilio non hanno
fatto seguito la promozione e la diffusione della stessa da parte del
governo e del CTS che continuano inspiegabilmente ad ignorarla.
La
natura batterica del virus è coerente, inoltre, con la constatazione
che gli immuno probiotici siano efficaci nel suo controllo. A questa
domanda la dott.ssa specifica che la consapevolezza della natura
del virus ha grande importanza per la individuazione della corretta
terapia e prevenzione, avendo un impatto notevole in tutte quelle che
sono le conoscenze relative alla sua modalità di trasmissione, mettendo
in discussione tutta la procedura che è stata messa in opera per il suo
contenimento quali lockdown, mascherine, distanziamento ecc., perché
presuppongono una diffusione via aerea del virus, come se si trovasse
libero nell’ambiente, diversa da quella effettiva, avendo questo virus
un comportamento più simile a un fago ( batterio). I batteri fanno da
veicolo al virus facilitando l’infezione delle cellule anche eucariote.
Il virus, questo è documentato, entra quindi anche nelle cellule
epiteliali così come nei macrofagi. Principalmente però è un virus che
infetta i batteri attraverso i quali stimola la grande tempesta di
citochine insieme ad una forte produzione di tossine batteriche
responsabili tra l’altro di tutte le manifestazioni neurologiche del
Covid.
L.B.: Parlando di un virus che ha caratteristiche più da enterovirus, il contagio avviene per ingestione e non per inalazione;
si mette perciò in discussione il fatto che questo sia un virus
tipicamente respiratorio, cioè che infetta le vie aeree inferiori,
quelle polmonari. Esso infetta naso e gola ma poi viene
ingerito, non viene respirato, a meno che non ci sia un’autoinalazione
che è quella che succede quando indossiamo la mascherina… Tutte
queste cose andavano verificate da subito. Tutte le misure che noi
stiamo prendendo sono del tutto inutili nei confronti di un virus come
questo, perché non abbiamo ancora capito o non abbiamo voluto capire
quale è la reale via di trasmissione e come va trattato il paziente da
subito, al primo manifestarsi della sintomatologia. Questo virus
colonizza i batteri iniettando al loro interno il suo genoma. Tende
inoltre a integrarsi nel DNA dell’ospite. Non sappiamo ancora se si
integra completamente o parzialmente. Se si integrasse parzialmente, nel
momento in cui viene stimolata la sua produzione, non sappiamo se si
producono solo parti del virus, non infettive, o se si attivi tutto il
virus, provocando una ripartenza dell’infezione. Mi sono
arrivate numerose segnalazioni che le persone che si sono vaccinate con
l’antinfluenzale e poi per il Covid, dopo circa una settimana sviluppano
il Covid! I test tampone indicano che c’è una replicazione virale e questo ci dice che il virus si è riattivato.
Per
riattivarsi ci sono due modalità. Nella prima essa è dovuta alla
persistenza del virus nelle cellule batteriche (non dannosa –
semplicemente viene riattivata la sua presenza a livello dei batteri),
nella seconda la riattivazione avverrebbe proprio perché si sarebbe
integrato nel DNA esattamente come fanno i retrovirus (tipico l’esempio
dell’herpes che è un retrovirus integrato). Questo presuppone che l’RNA
del virus dev’essere retrotrascritto e integrato. Tale comportamento è
stato dimostrato per questo virus a livello delle cellule; per il
momento si è visto che l’integrazione è parziale, tuttavia le evidenze
delle persone che si ammalano dopo la vaccinazione mi fanno pensare che
il virus si integri completamente. Il fatto che si produca una
cronicizzazione della malattia si è capito già dopo qualche mese, perché
le persone continuavano a produrre proteine virali anche dopo mesi,
cosa che è stata appurata facendo l’analisi delle feci. Anche qui
abbiamo sbagliato. Il campione più corretto per studiare questo virus
sono le feci, non il tampone salivare!
– Quella a cui faceva riferimento prima è il fenomeno della cross-reattività tra influenza e Covid?
L.B.:
Sì, perché ci sono delle omologie di sequenza tra virus influenzali e
Covid che condividono proteine assai simili, per cui se si formano degli
anticorpi contro il virus dell’influenza, gli stessi anticorpi si
legano debolmente al Sars Cov-2. Il problema è che gli anticorpi
che si formano in seguito alla vaccinazione antinfluenzale si legano al
Covid, ma poiché lo fanno in maniera debole, accade che più anticorpi
si legano allo stesso virus. Quando si forma questo complesso
formato da più anticorpi col virus, il virus entra nelle cellule
attraverso un recettore diverso dall’ACE2. In questo caso il complesso
si serve del recettore Fc-gamma che è presente nelle cellule del sistema
immunitario, in particolare nei macrofagi, nei mastociti e in altre
cellule di questo tipo. Quando il virus entra nei macrofagi
attraverso questa via, esso blocca la risposta antivirale del macrofago e
quindi gli interferoni antivirali, cominciando così a replicarsi in
maniera incontrollata all’interno delle cellule del sistema immunitario. Da qui la stimolazione della produzione di citochine. Ecco il meccanismo con cui si innesca la complicanza. Questo è quello che chiamiamo il potenziamento della malattia che si produce in maniera molto rapida e incontrollata.
– Una versione amplificata della recidiva dell’influenza?
L.B.: Esattamente. Sì, anche con il virus dell’influenza succede la stessa cosa. Il
potenziamento della malattia nel caso dell’influenza è possibile dopo
la vaccinazione antinfluenzale. Soprattutto negli over 65 si manifesta
questo fenomeno molto pericoloso. Teniamo conto, infatti, che
soprattutto tra gli anziani la percentuale dei vaccinati che manifestano
un potenziamento è alta, aggirandosi intorno al 50%. La vaccinazione li predispone alla complicazione fatale soprattutto se sono compresenti più patologie.
Di conseguenza il fenomeno del potenziamento è un fenomeno che va
evitato, cercando di fermare l’infezione nella prima fase, quella
virale. Quando il sistema immunitario non riesce a bloccare il virus
nella prima fase, può succedere che si inneschi la complicazione perché,
nel tentativo di bloccare il virus, esso ha tutto il tempo di andare ad
infettare le cellule del sistema immunitario ed è questa infezione a
provocare la complicazione grave fatale. Quest’ultima è quindi
conseguenza di un potenziamento della malattia che si attiva con gli
stessi anticorpi che la persona sta producendo contro il virus perché,
se c’è una produzione precoce di anticorpi che non sono molto affini ed efficaci per il virus, essi purtroppo sono in grado di legarsi al virus e causare di per sé il potenziamento. Se
la persona avesse anticorpi provenienti dal vaccino antinfluenzale, da
un vaccino anti-Covid o anche da infezioni Covid pregresse, essa corre
un rischio maggiore di sviluppare il potenziamento, anche da subito.
–
Dottoressa, se non ho interpretato male, la letteratura scientifica
riporta che la sperimentazione di vaccini contro le prime forme di Sars e
di Mers, all’inizio del secolo, condott in fase preclinica sugli
animali, quando quest’ultimi venivano reinfettati con il virus
selvatico, dopo essere stati vaccinati, manifestavano il fenomeno del
potenziamento e della complicazione fatale tanto da causare il blocco
della sperimentazione di quei vaccini. È così?
L.B.: Sì, è proprio così.
– Come mai allora è stata ripresa, e proprio sugli umani?
L.B.:
Ho documentato già nel primo libro che ho scritto sui vaccini, questa
problematica, peraltro ben nota, sin dall’inizio, anche alle agenzie
regolatorie e ai produttori. Se si va a leggere quello che ho scritto,
vi si trova documentato che – nella prima riunione con le agenzie
regolatorie e i produttori per decidere cosa fare nel pieno della
pandemia – l’argomento centrale a quel tempo era proprio il rischio di
potenziamento della malattia. Ne erano, quindi, perfettamente a conoscenza, ma hanno comunque utilizzato la procedura accelerata (fast track) prevista per situazioni di estrema gravità.
Non si sapeva ancora bene che tipo di andamento la pandemia avrebbe
manifestato nel corso del tempo, se sarebbe potuta diventare qualcosa di
catastrofico. Davanti a tale incognita hanno deciso comunque di
prendersi il rischio di fare il vaccino, sperimentandolo direttamente
sull’umano, in parallelo con gli studi preclinici. Questa scelta in una valutazione beneficio/rischio risulta nettamente sbilanciata verso il rischio.
Negli
studi preclinici che a un’occhiata anche superficiale appaiono
strutturati nello stesso modo – io per ora ne ho approfondito solo uno e
attualmente sto approfondendo quelli della Pfizer – si può constatare
che gli animali vengono vaccinati per poi infettarli successivamente con
il virus contagioso con la stessa sequenza del vaccino, e non con virus
circolanti. È evidente che con questa modalità non siamo assolutamente
in grado di sapere se il vaccino protegge o meno dall’infezione o se può
provocare un potenziamento della malattia. Tutti gli studi sulla SARS sono stati fatti con virus ingegnerizzati, quindi
con una sequenza modificata rispetto al virus della SARS originale.
Questo ha permesso di constatare il potenziamento della malattia.
Teniamo conto che in questo caso il potenziamento della malattia non è
trascurabile perché impatta gran parte dei vaccinati. Se si considera ad
esempio il caso ben conosciuto del virus sinciziale respiratorio, il
relativo vaccino è stato testato sui bambini con problemi di bronchiti,
broncheoliti e simili. Hanno riscontrato che l’80% dei bambini,
rispetto ai non vaccinati, ha sviluppato il potenziamento della malattia
e molti di loro sono anche morti. Il vaccino contro la dengue,
che ha la stessa problematica, è stato ritirato e la ditta produttrice è
stata denunciata per non aver preso in considerazione il problema del
potenziamento pur conoscendolo, con la conseguenza di aver causato la
morte di bambini vaccinati. La precauzione sarebbe stata d’obbligo,
soprattutto non è accettabile che sia stata data un’autorizzazione
seppure condizionale per un vaccino per il quale non si è escluso, in
maniera chiara e definitiva, il rischio di causare il potenziamento.
Grandi riviste, quali Science, Nature e altre, anche
recentemente hanno lamentato il fatto che non ci sono ancora dati su
quest’aspetto, ed ecco, tutto questo è inaccettabile!
– Ho
letto, credo sul suo e-book, che gli studi preclinici sugli animali,
fatti per gli attuali vaccini anti Covid, sono stati svolti in fretta e
furia e in parallelo alla sperimentazione sull’uomo grazie alla
concessione della procedura fast track, ma su modelli animali che non
sviluppano complicanze da Covid, con la conseguenza che non è stato
possibile verificare se questi vaccini possano o meno causare
potenziamento della malattia.
L.B.: Sì, a breve analizzerò
gli studi che la Pfizer ha presentato all’EMA come prova della sicurezza
e dell’efficacia di questo vaccino. Attenzione che i primati non sono
la specie animale adatta per testare il vaccino, proprio perché non
sviluppano complicazioni gravi e fatali. Non possiamo sapere quindi se
il vaccino funziona nello stesso modo sull’uomo. La sua funzione sarebbe
propriamente quella di evitare che le persone sviluppino questo genere
di complicazioni! Se, infatti, dovessimo proteggere le persone da un
semplice raffreddore, è del tutto evidente che del vaccino potremmo
farne tutti a meno.
Dagli studi preclinici sappiamo che non è sterilizzante, ossia che non impedisce la trasmissione del contagio. Il vaccinato può comunque prendersi l’infezione e sviluppare la malattia – sintomatica o asintomatica non sappiamo, ma è noto che può infettare gli altri.
L’infezione si contrae perché se la persona dovesse venire a contatto
con il virus circolante, essa è esposta a tutti gli effetti, alla
stregua di una persona non vaccinata, al contagio e la trasmissione del
virus. In definitiva, il vaccino non interrompe la catena della trasmissione del virus.
–
Pensare che c’è chi parla di dare un patentino di immunità a chi si
sottopone alla vaccinazione, un patentino di immunità per un vaccino che
non garantisce nessuna immunità…
L.B.: Il patentino non ha
senso a priori. Non trovo corretta questa strategia in ogni caso. A mio
avviso queste infezioni stagionali hanno modalità di diffusione assai
simili. Come con l’influenza l’unica cosa che possiamo fare è curare a
casa la persona sintomatica finché non sta bene; anche nella fase di
convalescenza dovrebbe starsene a casa almeno quindici giorni finché non
recupera completamente. Questo andrebbe fatto per qualsiasi tipo di
malattia infettiva. Di solito, invece, quando una persona è influenzata,
passati i consueti tre giorni di febbre torna al lavoro, ma il tempo
necessario al sistema immunitario di risolvere l’infiammazione e fare i
ripari del danno richiederebbe che la persona se ne stesse a casa
tranquilla, a curarsi e a riposare. È questa la cosiddetta quarantena
inversa. Tengo a casa il malato, lo curo, cerco di isolarlo, mantenendo
con lui un contatto minimo indispensabile; tutti gli altri si lasciano
liberi di uscire, soprattutto la fascia maggiore della popolazione che è
quella che non manifesta sintomi e se li manifesta sono in ogni caso
nella fascia dei sintomi influenzali che si risolvono senza che si abbia
la complicazione grave. Precauzione e monitoraggio stretto degli
anziani a rischio, che vanno curati in maniera tempestiva appena si
manifestano i primi sintomi. Prevenzione per tutto il resto della
popolazione. Fare quindi un investimento importante e
sostanziale sulla prevenzione e sulla cura della fase influenzale ed
evitare il tracciamento dei positivi a base di tamponi che
strategicamente non è così fondamentale, viste oltretutto le
problematiche di gestione del poco personale e delle risorse finanziarie
di cui disponiamo. D’altra parte, teniamo conto del fatto che
ci sono degli studi che ci stanno dando l’informazione che gli
asintomatici, per loro caratteristica, hanno selezionato all’interno del
loro organismo, dei virus attenuati. Gli asintomatici, quindi,
selezionano dei mutanti che in realtà non sono in grado di causare la
malattia. Questo il motivo per cui sono asintomatici. Essi sono potenzialmente infettivi, però infettano a basso grado. In definitiva è come se fossero dei vaccini naturali perché infettano le persone a basso grado attraverso virus attenuati in modo naturale attraverso il loro organismo.
– Una vaccinazione naturale. Bisognerebbe abbracciarsele queste persone quando si incontrano.
L.B.: In teoria sì, in teoria sono quelli che fanno
finire prima l’epidemia perché permettono la diffusione rapida del
virus in forma di mutante non pericoloso, diverso da quello che può
causare la malattia; finendo prima la malattia, essi
impediscono anche la selezione di mutanti più aggressivi e pericolosi.
Hanno quindi varie finalità. Una parte consistente della letteratura e
degli studi che non sono stati fatti a sufficienza per vedere perché
l’asintomatico è asintomatico e perché l’asintomatico è tale rispetto a
uno che si prende la malattia; sembra che la ragione stia nei mutanti
che si stanno replicando nel loro organismo. Teniamo conto,
infatti, che una persona che ha un sistema immunitario efficace,
seleziona – tra i vari mutanti che si formano durante la replicazione
del virus, quelli che sono meno pericolosi, se il sistema immunitario è
robusto, perché riesce a eliminare quelli che possono creare un danno all’organismo.
Viceversa, quelli che sono attenuati sono quelli che rendono la persona
asintomatica. In chi, invece, ha un sistema immunitario depresso o
intossicato dall’uso di troppi farmaci, come nel caso degli anziani o
delle persone che hanno patologie che causano l’immunodepressione, il
virus sfonda una porta aperta, per cui si replica in maniera
incontrollata anche con mutanti più pericolosi che si replicano più
rapidamente e sono più aggressivi. Ecco, bisognerebbe aver
studiato con molta più attenzione questi fenomeni. Si sarebbe potuto
capire molto se si fosse fatto un lavoro approfondito sul
sequenziamento. Se avessimo sequenziato fin dall’inizio i virus sia
nelle persone che hanno sviluppato la patologia grave fatale, sia in
quelli sintomatici che non sviluppano la patologia grave e negli
asintomatici, forse saremmo riusciti a capire un po’ meglio la dinamica
di questa infezione. Soprattutto bisognava andare a studiare nel
dettaglio la diffusione ambientale del virus. Di recente
cominciano a venire fuori studi cinesi molto importanti che ci dicono
che il virus si trova nell’acqua, si trova nella verdura annaffiata, si
trova nella carne macellata, addirittura nell’acqua dei prodotti
congelati! Questo vuol dire che siamo in presenza di una diffusione
ormai capillare che rende del tutto inutile il contenimento attuato
attraverso il distanziamento se il virus si trova ormai dappertutto.
–
Quindi gli asintomatici, piuttosto che tenerli in quarantena, avremmo
dovuto lasciarli circolare… Le chiedo allora, pensando all’altra faccia
della medaglia, se può essere che il vaccino possa contribuire a indurre
una selezione di mutanti più contagiosi e più pericolosi?
L.B.:
Certo che sì! Fa vaccino-resistenza. Sì, dobbiamo tener conto che i
virus a RNA, a singolo filamento come questi, formano rapidamente
mutanti, soprattutto nella parte della Spike che è
immunogenica, riuscendo così a sfuggire rapidamente a quello che è
l’attacco del sistema immunitario, soprattutto adattativo. C’è, infatti,
un Rna polimerasi Rna-dipendente che introduce molti errori nella sua
replicazione, formando, quindi, molto rapidamente mutanti con mutazioni
che sono presenti in tutti i virus del nuovo mutante, ossia in tutte le
copie al 100%. Può però formare anche una popolazione di mutanti minori,
presenti in una percentuale che varia dal 20 all’80% del mutante
maggiore che si chiamano quasispecie. Quindi, accanto al
mutante maggiore si hanno anche centinaia di questi mutanti minori,
tutti in equilibrio competitivo tra di loro. Quando si vaccina,
si producono degli anticorpi specifici per l’antigene vaccinale, ma
questi anticorpi prodotti attraverso il vaccino non sono in grado di
legarsi a tutti i mutanti minori, quindi i mutanti minori che sfuggono
dal legame con l’anticorpo vaccinale sono propriamente quelli che si
replicano e fanno la resistenza, perché godono di un vantaggio
selettivo. Essi vengono quindi selezionati proprio dalla
vaccinazione ed ecco la vaccino-resistenza! Ed ecco che la famosa
variante di Londra, così come quelle che si sono manifestate in Francia o
altrove potrebbero avere questa origine. Facile presupporre che siano
state causate dalla vaccinazione.
Bisognerebbe fare uno studio per
vedere se le mutazioni cadono nel sito di legame degli anticorpi
vaccinali perché, se così fosse, allora è stato effettivamente il
vaccino a creare le varianti. In ogni caso, dal punto di vista della
plausibilità biologica è assai probabile che si originino mutanti da
vaccino-resistenza. Più vacciniamo la popolazione, più rapidamente
creiamo vaccino-resistenza. Il risultato sarà che invece di avere un
effetto gregge (loro dicono che bisogna vaccinare il 75% della
popolazione perché si riesca ad interrompere il contagio), in questo
caso saremo di fronte a un virus che il vaccino non potrà contenere,
perché la trasmissione non si interrompe vaccinando e non ha alcun senso
parlare di effetto gregge. Si otterrà, viceversa, l’effetto contrario,
ossia la vaccino-resistenza, e anche molto rapidamente!
(fine prima parte) fonte originale:
Abbiate fede Dio e' con il giusto e Signore del Cielo e della Terra
Le Varianti mutanti su Virus base COVID le trovano in laboratorio e
creano Vaccini e pure Tamponi CPR mutanti tutti dalla Base Vietata dal
2017 ma attiva dal 2022 e non Diagnostica. Mentre i danni DEMENZA
RESTRIZIONI del Virus che non c'e' ma che VIZIATO va' a ore luoghi
confini e domicili ha della follia con mascherine filtra nulla e coltiva ogni
genere di microbi batter virus anidride carbonica senza ossigeno tutto
nei polmoni e cervello e con sbiancanti al titanio tossici . ( inchiesta )
-
|
L’
infatuazione scientifica prende sempre di piu’ la mano e
aumenta l’ investimento Virus Vaccini allargando per il dopo lo
spettro d’ azione e chiudendo così ogni possibilità d’
uscita dalla pandemia falsa il Piano 666 controllo
Vaccini Micro Cips G5 Trovati altri 5 geni Covid di loro piu’
pericolosi con farmaci su Micro chips Quantum e Micro Gel sperimentazioni
|
|
Continua
l’ investimento
controllo con tamponi selezionati su un solo Cpr tarato a piacere
che isola virus vari influenzali per Sars Covid 19 approvato
dalla CE UE e come no Gia’ il Cpr Covid e’ invalidato e
illegale dal 2017 oggi lo tarano su chissa’ quali altri geni di
ogni tipo La tombola e’ infinita a numeri e scoperte quanto
basta a continuare
|
Chiuderanno
90.000
attività diviso 103 province = 873 per città x lavoro 10
persone + - a casa 8.737 x 103 prov = 899.911 oggi. Primi 3
mesi 2021 raddoppia e sicuro a continuazione di trimestre in
trimestre triplica sono verità e’ il Piano Reset Event
201 666 Green Economi Nwo potere unico in atto e non ce ne
accorgiamo la Tv incanta
|
Istat
73.000 imprese chiuse 17.000 non
riapriranno sono sportive e di intrattenimento il numero
piu’ alto di chiusura a seguite servizi alberghieri . Senza il
sovra piu’ cosa farà la gente ? Meditera’ ? No si chiuderà
nella tomba senza usare il tempo per capire e cercare tanto non
hanno altro da sempre Vi ricordate Reset qualche anno addietro
Equitalia ? Migliaia di imprese chiuse migliaia di suicidi tutti
tenuti all’ oscuro mediatico E oggi tutto coperto con promesse
soluzioni e ottimismo falso
|